«Ho detto a mia figlia che per proteggerla convinco le persone a vaccinare i bimbi»

10 settembre 2018

Valeria Parrini / PIOMBINO

 

Lara Redditi accanto all’ex ministro Beatrice Lorenzin alla consegna delle firme a Montecitorio

Trecentomila firme raccolte in pochi giorni sulla piattaforma Change.org e appena consegnate al governo e ai parlamentari. Oggi il videoappello ai vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini mentre alla Camera si decide sulla proroga dell’autocertificazione già passata al Senato. Una proroga che loro vorrebbero scongiurare.

Qualcuno le ha ribattezzate mamme guerriere. I loro figli sono affetti da patologie del fegato rare, affrontate con il trapianto. Una prospettiva valida, nonostante le difficoltà e i rischi. Il più grande, l’immunosoppressione. Una parte del loro sistema immunitario è stata cancellata per prevenire il rigetto. Quelle che per la grande maggioranza delle persone potrebbero essere “semplici” malattie, per questi bimbi avrebbero un effetto devastante sull’organo trapiantato.

Portavoce per la Toscana è Lara Redditi. Di Campiglia Marittima, 48 anni, laureata in giurisprudenza, un lavoro in Comune a Piombino. In passato, consigliere provinciale e comunale dei Ds. Sposata con Gianni Macchioni, due figlie, una delle quali vive da alcuni anni con un fegato trapiantato.

Signora Redditi, in queste giornate così convulse per il tema che le sta a cuore, cosa la ferisce di più?
«La superficialità con cui in tanti si esprimono su un argomento di importanza vitale. E poi i commenti intrisi di cattiveria, che danno come per segnato il destino dei nostri figli a prescindere dai vaccini».

Ci sarà pure qualcosa di gratificante…
«Certo, tantissime cose. I messaggi innumerevoli di chi si complimenta con noi. Anche le mie vecchie insegnanti si sono fatte vive. Poi il risultato inaspettato delle firme. E la conferma, semmai ne avessi avuto bisogno, che ho sposato l’uomo giusto. Senza il suo supporto non ce l’avrei fatta ad ingaggiare questa battaglia».

In famiglia come è stata vissuta l’esperienza di quest’ultimo periodo?
«In modo tranquillo. Le bimbe conoscono bene l’approccio igienico-sanitario che bisogna avere per proteggersi. Mani e denti lavati accuratamente, non bere d al bicchiere di altri, vaccinazioni e così via. Ho spiegato loro che stavo cercando di convincere tante altre persone a vaccinare i bimbi per proteggerli dalle malattie».

Lei parla spesso di cittadinanza attiva
«Sì, è un termine che mi piace. Ciò che abbiamo deciso di fare, partendo da una semplice chat tra noi del gruppo “Atresia delle vie biliari”, (la patologia si chiama così, ndr) è un esempio calzante. Più impegnate siamo in una quindicina. Ognuna ha messo a disposizione la sua conoscenza, le sue capacità. Io ho lavorato sul versante giuridico, altre alla comunicazione e così via. È stato ed è faticoso, ma se mai dovessi impegnarmi in qualcosa in futuro, famiglia e lavoro a parte, non potrebbe che essere in questa direzione».

Parliamo di sua figlia…
«Tra poco inizierà la quarta elementare. È una bimba giocherellona, amata e ricercata alle feste per il suo carattere. Fa sport e conduce una vita come gli altri suoi coetanei proprio grazie al trapianto. E per garantire anche ai bimbi come lei una vita normale che dobbiamo vaccinarci. Certo, deve sottoporsi a dei controlli periodici e allora le amiche, a rotazione, le mettono da parte le lezioni. Per lei la scienza ha fatto quanto poteva. A volte in questi casi può capitare che, col tempo, sia necessario un altro trapianto. Noi viviamo giorno per giorno. La massima aspirazione è la normalità ma sappiamo essere felici. Capita di incontrare altre famiglie come la nostra, a Palermo, all’Ismett che è il centro di eccellenza dove sono curati i nostri figli. Una pizza, una passeggiata e tante, tante risate. E la vita continua. Ma non è umanamente comprensibile che lo Stato ci lasci in questa situazione di incertezza. Senza alcun motivo valido».

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