Riccardo, dalla Lombardia alla Sicilia, salvato dal trapianto all’Ismett

 

 

di GIUSI SPICA        28 maggio 2020

 

Il viaggio della speranza “al contrario” di una famiglia della provincia di Varese ha avuto il suo lieto fine: il 13 maggio il bambino di appena 14 mesi ha subito un trapianto di fegato all’Ismett di Palermo.

 

 

Dalla Lombardia alla Sicilia, in piena emergenza Covid, per salvare la vita del piccolo Riccardo. Il viaggio della speranza “al contrario” di una famiglia della provincia di Varese ha avuto il suo lieto fine: il 13 maggio il bambino di appena 14 mesi ha subito un trapianto di fegato all’Ismett di Palermo. A salvarlo è stata la generosità del suo papà, che gli ha donato un pezzo del suo organo, e le mani del chirurgo Jean de Ville de Goyet, luminare belga da tre anni in servizio nel centro di eccellenza trapianti siciliano. Riccardo è il primo dei due bambini operati in periodo di pandemia. Due giorni fa è stato dimesso. “Resteremo in Sicilia fino ad agosto – dice mamma Tania – vogliamo conoscere la terra dove nostro figlio è rinato”.

E’ qui, in Sicilia, che il piccolo Riccardo ha cominciato a fare i primi passi: “Finora – racconta la mamma – non ha imparato a camminare. Il suo addome gonfio glielo impediva”. E’ uno dei sintomi della malattia di cui soffre dalla nascita, l’atresia delle vie biliari. “Prima dell’arrivo a Palermo eravamo in cura a Brescia. Riccardo ha subito un primo intervento in cui gli sono state ricostruite le vie biliari con un pezzo di intestino. Ma dopo qualche mese la malattia ha ripreso vigore e ci hanno detto che era necessario un trapianto di fegato”. Tania e papà Vincenzo, 28 anni lei, 31 lui, entrambi operai di un’azienda metalmeccanica a Cittiglio, si trovano a un bivio: possono scegliere se operarsi a pochi chilometri da casa, a Bergamo, o affrontare un viaggio lungo lo Stivale per raggiungere Palermo.

Scelgono la seconda opzione: “A Bergamo non fanno il trapianto da vivente, a Palermo sì. E avevamo già deciso che, se uno dei due fra me e mio marito fosse stato compatibile, saremmo stati noi i donatori”. A gennaio, poco prima dell’esplosione della pandemia, contattano il professore de Ville via mail. Il 24 febbraio ottengono il primo appuntamento per gli esami preliminari. Il giorno prima mamma, papà e bambino salgono su un volo che li porta nel capoluogo siciliano. Da allora non fanno più ritorno a casa: “Avevamo il biglietto di ritorno il 9 marzo ma abbiamo deciso di restare. In Lombardia i dati del contagio ci preoccupavano, anche nella nostra provincia c’erano stati tanti casi. E viste le condizioni di Riccardo, non volevamo metterlo a rischio”.

Tania e Vincenzo prendono una casa in affitto a Palermo, a pochi passi dall’ospedale. Qui trascorrono oltre 60 giorni di quarantena con il loro bambino. Finalmente arriva il via libera per il trapianto. Un doppio intervento su padre e figlio che viene fissato il 13 maggio: “Mio marito è entrato alle 7,30 in sala operatoria. Riccardo alle 11. Ho aspettato da sola dietro le porte del blocco operatorio. Una infermiera mi è stata molto vicina. E’ stata dura affrontare questa situazione lontana dalla mia famiglia ma ero sicura che i miei due uomini fossero in buone mani”.

Dopo un’attesa di 14 ore, Tania li ha riabbracciati entrambi: “E’ stata un’esperienza bella e devastante insieme, dopo un anno veramente difficile. Abbiamo fatto di tutto per dare a nostro figlio una vita normale e non smetterò mai di ringraziare il professore Jean de Ville e la sua squadra, che ci hanno trattato come una famiglia. Sono i nostri supereroi”.

L’Ismett ha il record in Italia per numero di trapianti eseguiti anche durante la fase del lockdown: 22 in tutto, di cui 11 in 48 ore. Fra questi, oltre al caso del piccolo Riccardo, anche un altro intervento su un bambino di 10 mesi giunto dalla Campania cui il papà ha donato il suo fegato. Il professore de Ville ha la casistica internazionale più ampia al mondo per questo tipo di intervento. In Sicilia in questi anni sono giunte famiglie anche dai paesi scandinavi per farsi operare da lui.

“Fino ad agosto resteremo a Palermo – dice Tania – Non voglio tornare subito in Lombardia in questa fase, ci sono ancora troppi contagi. Preferisco stare qua finché la situazione non migliora e scoprire l’Isola dove il mio bambino è stato salvato”.

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